Thursday, October 18, 2007
Come Sheherazade di Giulia Alberico

Tesse parole per incantarlo, divenendo Sheherazade solo per lui, cantandogli le mille e una storia che hanno corniciato e riempito la loro passione. Questo è l’amore tra Giuditta e Luca, due amanti che recitano i “coniugi” entro le mura della villa di Sabaudia.
Gli aveva parlato tanto e le parole trovavano sempre la via per accendergli la mente e la fantasia, spesso per accompagnarlo nel sonno.
Bastava poco per far ardere la lingua; un nome, un episodio o un profumo erano sufficienti indizi per dipingere la vita altrui, inventandone il quotidiano e ritardando la propria fine. Gli aveva anche intonato la storia di un uomo e una donna e Luca, riscontrandosi nel protagonista, aveva richiesto “Fammi sparire, fammi morire se serve”.
Poche parole avrebbero potuto essere una rivelazione per Giuditta, l’io-narrante di “come Sheherazade” di Giulia Alberico. Mozzicone di dialogo che premedita l’ ”ausencia” di lui nell’intimo di un amore che si denuderà unilaterale.
Il giardino di Villa Miani fu complice del loro incontro; presentazioni e discorsi leggeri durante una serata mondana. Lontana dal matrimonio con Federico, vissuto a distanza, Giuditta conduce, a suo stesso giudizio, una vita normale “come tante”, giornate infernali da quando ricevette una promozione. Luca arrivò da lei “come arrivano certi temporali ad Agosto”. Improvvisi e violenti. Non ebbe nemmeno la possibilità di riflettere e pensare che quell’invito avrebbe potuto cambiarle la vita, solo apparentemente in meglio, per poi trascinarla all’inferno. Imperioso e impaziente, “caterpillar” per la sua attitudine di scomparire e di ricomparire; si vantava di averle ridato quel tocco di vita sfiorito, il tempo per soffermarsi e andare senza affanno, il tempo per comprare un paio di calze e di gustare un film. La sua stessa storia con Luca è un film. “Lungo, denso, pieno. In tre tempi”. Lei sa come stuzzicare la sua fantasia, cosa celare per non disturbare la sua viltà non tollerante di sofferenza e di ombra di dolore negli occhi di chi gli sta vicino.
Ha inizio così un’unione di estrema libertà, di ardimento, di passione; contestualizzata da soggiorni nella villa di Sabaudia e viaggi quali Procida, “Lisboa la prediletta” resa bellissima dal despota De Carvalho così come il pigmalione Luca rese vitale la sua eccellente scolaretta Giuditta. “Lui fu il vento che spazzò l’ordine inodore della sua vita”.
E l’amore di fronte alle tre suonatrici di liuto sulla grande tela risultava essere passionale e pieno di ardimento.
Tuttavia, improvvisamente, tutto muta e si stravolge, Luca “nega” a Giuditta quella sensazione che somiglia alla felicità. Leggermente si scopre quel velo di mistero intorno alla vita di una persona. Inviti rimandati, viaggi celati, nomi sconosciuti e domande che si infittiscono.
Repentinamente Giuditta comprende che la sua terza vita con Luca comincia ad essere un po’ stretta e traballante, che Luca dichiarava “amore come un intercalare” e che si trovava “di fronte a un quadro che svela un ripensamento”.
Cacciata dal Regno perduto, la villa di Sabaudia, Sheherazade rende il lettore, fruitore della storia nella sua interezza, divulgandosi per pagine esprimendo il dolore prima e la conseguente solitudine.
Comincia a conservare reliquie e a trattenere ogni ridicola traccia infinitesimale del suo corpo, toccava i suoi ricordi durante la notte come un’ossessa per poi finalmente decidersi a venderli al mercatino per pochi spicci. Si autoconvinceva che l’uomo amante dell’assenza di Neruda amasse solo lei e ciò la spingeva a stare al suo brutto gioco, poi ad odiarlo in modo forsennato e poi di colpo a non riuscirci più.
“Se Luca non fosse arrivato a Giuditta, lei sarebbe stata orfana della vita che le aveva dato. Ed era inimmaginabile”.
Un anno dopo Luca riappare con una semplice chiamata e con le più banali delle domande “già fatte”, pronto per aprire a Sheherazade le porte del Regno perduto e farsi di nuovo fruitore delle mille e una storia di fronte alla tre suonatrici dipinte sulla tela.
“Come Sheherazade” si avvale di una scrittura semplice, molto emotiva e di getto. Rende bene i sentimenti, la passione, l’ “oscenità dell’odio” rimarcando molto su taluni concetti.
Esprime quello che è l’amore quando sfocia nel dolore, nella crudeltà, nella follia.
Esalta quello che è il donarsi completamente all’altro quando ciò significa anche cedere all’indecenza.
Il tutto sfocia nel dramma dal quale “La donna guerriera senza il suo amore emerge e sa cosa fare”…anche se ruvidamente.


 
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Wednesday, October 17, 2007
La Francia: la “Grandeur”, il declino e il nuovo gollismo

Dalla disfatta della “Grandeur” al successo di popolo ottenuto da Sarkozy, Gaetano Quagliariello, nel suo ultimo libro, si snoda intorno a quella che è la vicenda politica francese degli ultimi anni senza tralasciare l’importanza dell’impronta gollista.
Effettivamente un liberale come il Prof. Quagliariello non poteva non essere attratto da un personaggio come Charles De Gaulle. Basti rammentare l’eccezionalità del Generale nel portare la Francia alla “Grandeur” tanto auspicata basata sulla fondazione della Quinta Repubblica francese e l’elezione diretta del Capo dello Stato. Quest’ultimo era considerato una massima figura istituzionale nonché principale ispiratore della linea del governo con l’obiettivo di arginare la propensione dei partiti ad impossessarsi di tutte le leve del potere.
Scopo di una certa rilevanza al quale si aggiunge l’idea di una linea geopolitica d’indipendenza rispetto agli Stati Uniti senza mai, tuttavia, sfociare in un “contrasto americano” e senza aver mai esitato di dare il proprio sostegno come in occasione della crisi missilistica di Cuba.
Anche in ambito religioso, ha saputo assumere una sua posizione senza creare forti contrasti configurandosi come un laico, ma allo stesso tempo non anticlericale e non contrario alla difesa dell’identità cristiana che era alla base dello stesso patrimonio nazionale.
Insomma De Gaulle era visto come un fiero nazionalista e con lui la Francia era quella delle grandi cattedrali di Notre Dame.
Questa è la base storico-politica di partenza del nuovo libro del Prof. Gaetano Quagliariello, intitolato “La Francia da Chirac a Sarkozy”, la cui presentazione ha avuto luogo a Messina giorno 8 Ottobre 2007 presso l’aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’università degli Studi di Messina. Una scelta precisa quella di trattare dell’ex-presidente della Repubblica e del nuovo presidente eletto il 7 maggio del 2007 che ormai hanno scelte contrastanti su tutto, dalla politica estera alla laicità, dalla tradizione popolare al modernismo riformatore, dall’ingresso della Turchia in Europa al rapporto con gli Stati Uniti.
Contraddistinto dalla vivacità del commento, il libro raccoglie, inoltre, articoli apparsi sui giornali e riviste, riguardanti la vicenda politica francese dalla rielezione di Chirac del 2002 sorprendentemente contrapposto al leader della destra Jean-Marie Le Pen, fino al momento nel quale sul trono della monarchia repubblicana di Francia sale Nicolas Sarkozy.
Il tutto accompagnato da un sentimento di declino che aiuta a comprendere come l’elezione del nuovo presidente possa rappresentare un’alternativa radicale nei confronti della politica del suo predecessore.
In effetti, Jean Chirac, in quest’ultimo mandato, è risultato incapace di trovare soluzioni alle nuove problematiche emergenti causando crisi tra la classe politica di centro-destra, un evidente declino e tradendo la migliore tradizione gollista. In politica estera, Chirac si è contraddistinto per un antiamericanismo netto e radicale, ponendo il veto in sede di Consiglio di Sicurezza Onu in occasione dell’intervento americano in Iraq.
Un altro fallimento di Chirac è stato quello di imporre ai francesi un europeismo dei diritti astratti prescindendo dall’identità storico-religiosa e dal senso di comune appartenenza.
Il disappunto da parte di molti nei confronti di queste iniziative “chiracchiane” hanno portato ad eleggere Nicolas Sarkozy come nuovo presidente della Repubblica, leader della nuova destra francese ed alfiere del nuovo gollismo. La sua vittoria è stata di radicale rottura rispetto all’immobilismo di Chirac.
Tuttavia il giudizio di Quagliariello su quella che è la linea politica di Sarkozy si sospende attendendo qualche importante “atto” politico da giudicare, commentare (si spera) in un suo nuovo libro.




 
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Saturday, May 05, 2007
Healthy or unhealthy food?

If I think I live in Italy, a country where food is sublime, I can considerate myself a lucky person. Unfortunately Italian food isn’t so healthy, or better it’s quite fatty. As a result, I have unhealthy meals too.
On the contrary of a lot of people, I have breakfast every morning, just drinking a cup of milk with coffee. This is good if you think that each calories you put on in the morning, they are wasted away during the day.
I don’t eat a lot of foods containing sugar like sweets, biscuits and cakes because I don’t like them, I prefer fried food like chips and so on.
I eat a lot of salad, lettuce salad, mixed salad, tomato and onion salad, carrots “à la julienne” and of course this is the most positive aspect of my meals.
I love white bread, pasta and more or less rice although these are unhealthy. I like fruit but I eat it just when my mother compels me.
In conclusion my own diet is quite unhealthy because I know that fry and salty food are bad respectively for my liver and for my veins…but, how can I give up at a good dish?



Bartolone Emanuela
 
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38 A Antonello Freri Street
Messina 98124


May 4th 2007

Mr. Tony Grant
P.O. Box
4679

Dear Sir Tony Grant,
I am writing for your advertisement in the “Affari” weekly newspaper about a possible job like a part-time tourist guide. I read you are looking for somebody able to show foreign students around the city and I think I could be the right person for it.
I have all the necessary qualifications. I have lived in Messina since I was born, 19 years ago; so, I know very well the town’s historic centre, its history and its legends.
I also speak English quite well since I studied in a linguistic high school, more I followed an English course at “Inlingua” and I travelled abroad in order to improve my English.
My first experience in United Kingdom was quite bad. I went to study for a week in a college in the suburbs of London. Not satisfied I came back England. The second one was much better. I studied 15 days in a college more modern and qualified than the first. It was in the University Camp of Canterbury. I also did a voyage in Scotland, exactly at Edinburgh and in the Shetland isles.
I have an English certification at Trinity too.
What else? I have an open, friendly personality; so, I hope I will become one of your tourist guide.

I look forward to hearing from you

Yours faithfully

Emanuela Bartolone
 
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Monday, April 30, 2007
…about me

Even if this composition should be very short and easy because it needs just some information about my life; according to me, it could become a bit complicated considering the wide “range” of experiences in people’s life. So it’s important choosing carefully the aspects of my life or of my daytime I will talk about.
First of all my name is Emanuela and I’m from Italy. I was born in Messina and I’ve lived there all my life. I attend the first year to the Faculty of journalism where I usually spend all the day.
When I come back home, I haven’t a lot of free time, so I study or I go out with my friends but above all with my boyfriend, a student like me.
We fell in love nine months ago and he proved to be“the right man in the right place at the right moment”.
What else? I like watching TV, reading and listening to music above all in the morning when I wake up. And that’s all.


Bartolone Emanuela
 
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A BOOK I’VE READ RECENTLY IS…THE DANTE CLUB


Going in a bookshop gives me an exciting sensation that hardly other places can excite in me. I like going around the bookshelves, walking among piles of novels, reading the plots of the most interesting ones. Last time I went in, I bought a thriller book suggested by one of my friends. This book is called “The Dante Club” by Matthew Pearl and it’s about a series of murders that have a great resemblance to the punishments of people in Dante’s hell, the first part of Dante masterpiece, the Divine Comedy.
The tale takes place in Boston in 1865. After the war of secession, a group of intellectual men, leaded by the poet Longfellow, has started a club in order to produce and publish the first American translation of Divine Comedy.
The managee committee of Harvard university just interfere with the diffusion of Dante’s poem. At the same time awful and grisly murders happen in the downtown and just the Dante Club can discover the truth…
According to me the best parts are the murders descriptions because they represent the most moment of suspense.
Of course I think we should read it.

Bartolone Emanuela
 
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DRAMMA TRA SCILLA E CARIDDI

"Non avevo avuto il tempo necessario di pensare che il Segesta, l'aliscafo su cui viaggiavo quotidianamente, si fosse scontrato con un'altra nave. L'unica cosa che credo necessaria era gettarmi in acqua così come avevo visto fare agli altri passeggeri. Intorno a me vi era solo buio".
questa è la testimonianza di Federica Di Bella, uno dei 91 feriti dallo scontro dell'aliscafo Segesta delle Ferrovie dello Stato con la nave porta-containers "Susan Board Card" diretta in Israele. Il Segesta trasportava 150 persone a bordo, da aggiungere i sei membri dell'equipaggio, partiva da Reggio Calabria e si dirigeva verso il porto di Messina. Sono le 17:53 le condizioni delle acque del mare sono ottimali, quindi nessuna "corrente" che potesse in qualche modo ostacolare la corsa quotidiana dell'aliscafo di proprietà delle Ferrovie dello Stato. Pochi minuti dopo il terrore, una vana virata a sinistra, la collisione e il buio. 91 i feriti e 4 i morti facenti parte dell'equipaggio. Immediati i soccorsi e decine le ambulanze, drammatiche le testimonianze dei sopravvisuti.
Le dinamiche dell'accaduto sembrano essere ancora poco chiare, si presuppone la presenza di una terza ipotetica nave, il traghetto Zancle della compagnia privata Caronte Tourist partita da Tremastieri e diretta a Villa San Giovanni. Questa avrebbe in qualche modo oscurato la "piccola presenza" dell'aliscafo alla nave porta-containers; dinamica tuttavia poco attendibile.
già partita l'inchiesta della Magistratura e nominati i 4 periti che si occuperanno del terribile evento avvenuto nei 3 Km di Stretto che separano la Sicilia dalla Penisola. Un evento in ogni senso visto che lo Stretto è stato raramente scenario di terribili spettacoli e per questo considerato da sempre un porto sicuro. L'ultimo è infatti da far risalire al ventennio scorso.
La vicenda non sarà fine a se stessa, aprirà inevitabilmente delle questioni quali la giustezza delle rotte, il "rispetto" delle precedenze in acqua, la sicurezza del tratto di mare.
A tal proposito sarà quindi iterpellato il comandante della Capitaneria di Porto e della Guardia Costiera con sede in via Garibaldi. Testimoni esclusivi Scilla e Cariddi, testimoni di un evento che avrebbe potuto essere un'ecatombe ma che sicuramente andrà ad alimentare ancor più la loro leggenda, anche se purtroppo drammaticamente.
emybi
 
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UNA SFIDA SEMPRE NUOVA

La pubblicità nel corso degli anni è stata privata della forza morale e dello spirito di iniziativa, accusata di creare bisogni e desideri non reali, schiava del mercato e del capitalismo. La funzione della pubblicità è strettamente funzionale allo sviluppo dell’economia e per questo non è possibile parlare di pubblicità positiva e pubblicità negativa. Tuttavia, a partire dal 1971 nasce pubblicità progresso come un’associazione senza fini di lucro allo scopo di promuovere una corretta comunicazione sociale realizzando fino ad oggi 33 campagne sociali e toccando una vasta gamma di temi che spaziano dalla disabilità, al volontariato, alla cultura, all’arte, la salute e tanti altri. L’obiettivo è quello di sensibilizzare la coscienza dei cittadini sui problemi morali, civili ed educativi con lo strumento pubblicitario professionale. Così, pubblicità progresso è diventata una “categoria di pensiero” e un importante punto di riferimento nel panorama italiano della comunicazione.
La prima campagna sociale nasce allo scopo di fronteggiare la situazione degradante che dilagava negli ospedali italiani riguardo la piaga del mercato nero di sangue necessario alle trasfusioni per le operazioni chirurgiche. Venuti a conoscenza del problema, alcuni comunicatori decisero di intervenire realizzando una campagna che invitasse i cittadini a donare il proprio sangue. Di conseguenza, le strutture ospedaliere si trovarono strapiene di gente che aveva accolto pienamente il messaggio della campagna. L’unico difetto stava nel fatto che tali strutture non erano attrezzate a sufficienza per fronteggiare il boom della donazione.
Il mercato nero si estinse un anno dopo, segno che la campagna aveva raggiunto il suo obiettivo.
Sono nate così tutta una serie di pubblicità sociali che si sono susseguite fino ai nostri giorni, campagne per l’ambiente, contro il fumo, contro il razzismo, in difesa dei minori, a favore dei disabili, per la crescita del paese, a favore del volontariato, tutte con lo stesso “manifesto”; informare, prevenire, promuovere. La pubblicità sociale veramente efficace non deve muovere esclusivamente le coscienze. Noi stessi riconosciamo una pubblicità che funziona indipendentemente dai nostri comportamenti.
Altra caratteristica della pubblicità progresso sta nella razionalizzazione delle risorse, queste infatti sono alquanto ridotte dato che le campagne non si finanziano dal mercato e quindi devono reperire le risorse esclusivamente dal sistema. Aderiscono la maggior parte di coloro che operano professionalmente nel mondo della comunicazione, i quali offrono gratuitamente il loro contributo per la realizzazione e la pianificazione di tutte le campagne.
Pubblicità progresso può porsi nei confronti dei temi sociali in maniera diversa, l’importante è che il riflettore venga posto sul tema sociale stesso evidenziandone l’importanza.
L’impegno sociale deve toccare vari punti: rafforzare, fronteggiare l’emergenza, richiamare l’attenzione su temi abbastanza discussi e conosciuti ma poco “affrontati” ed inoltre anticipare dei bisogni latenti ma ancora consapevolmente tali. Il tutto adeguatamente contestualizzato. Ad esempio le campagne per le stragi del sabato sera se non sono accompagnate da un appropriato campo semantico che prevede discoteca, sbronza ecc… non producono alcun risultato. Quindi solo il messaggio referenziale non è sufficiente. Importante è anche il tono vois che la campagna adotta per approcciarsi al tema trattato. Nella pubblicità progresso un tono vois cruento e aggressivo non è visto di buon occhio. Ad esempio se il tema trattato è quello della morte e si utilizza un tono vois che ha il compito di spaventare il destinatario, il messaggio passerà alquanto inascoltato. Sull’esempio di analoghe iniziative del mondo anglosassone, l’associazione Pubblicità progresso ha introdotto nel nostro Paese il concetto di comunicazione sociale. Con la sua attività ha infatti contribuito a sensibilizzare le istituzioni sul valore della comunicazione e sull’efficacia del messaggio pubblicitario svincolato da intenti puramente commerciali. Ha inoltre favorito l’ingresso di nuovi strumenti operativi all’interno dell’amministrazione pubblica, degli enti e delle organizzazioni che operano in questo settore.
Durante il convegno di “Pubblicità progresso” svoltosi il 5 marzo scorso nell’aula Magna della facoltà di Lettere e Filosofia, è stato discusso il problema di quali potessero essere i soggetti della comunicazione sociale. Tra questi sono stati individuati la pubblica amministrazione e le grandi istituzioni.
Per pubblica amministrazione si intende l’insieme formato da Stato, regione, comune e tutti gli altri enti locali. La prima grande campagna della pubblica amministrazione ha fatto il suo ingresso nel 1988 e riguardava il problema della tossicodipendenza. Da quella data in poi tutte le campagne della pubblica amministrazione hanno avuto una buona visibilità. Tuttavia, numerosi sono i problemi che deve fronteggiare la pubblica amministrazione tra i quali la gara d’appalto e il momento organizzativo, le commissioni e il momento creativo, i vincoli di pianificazione, il momento dei media e gli spazi gratuiti. Per “momento media” viene inteso il momento nel quale è stata già creata la campagna pubblicitaria e quindi deve essere trasmessa.
Ma come nasce una campagna? Ovviamente quest’ultima allo scopo di essere avvallata deve avere certi requisiti. In primo luogo la scelta del tema è importantissima in quanto deve essere di vasto richiamo e conosciuto su scala nazionale. Tale decisione spetta per statuto al Consiglio Direttivo dell’Associazione e altre proposte possono essere suggerite da altre entità e anche dai singoli cittadini. Allo stesso Consiglio viene riservata la possibilità di riprendere temi già sviluppati qualora questi meritino un’azione più incisiva. Il tema non deve avere carattere commerciale, né di tipo partitico, né toccare interessi di specifiche associazioni e istituti; deve giustificare il ricorso alle tecniche pubblicitarie e deve suscitare l’interesse dei professionisti, dei media e degli stessi utenti dai quali si attendono prestazioni professionali, contributi finanziari e spazi.
Sarà poi il Comitato Scientifico formato da sociologi, medici, specialisti in ricerche, ecc…, insieme al Consiglio Direttivo ad approfondire tutti gli aspetti più delicati e le implicazioni socio-psicologiche del tema stesso. La progettazione sarà poi compito di un team costituito da una agenzia di pubblicità, una agenzia di relazioni pubbliche, una casa di produzione di audiovisivi, un istituto di ricerche e un Centro Media. Tutte queste entità realizzano la campagna pubblicitaria e tutte quelle attività al fine di creare una vera e propria comunicazione integrata. Nel corso della realizzazione della campagna possono essere coinvolte molte altre figure professionali quali fotografi, illustratori, registi, attori, stampatori, fotolitisti. Come tutti, anche questi professionisti operano in forma del tutto volontaristica. Il passo successivo è la diffusione della campagna, compito delle organizzazioni ed imprese dei mezzi di diffonderla tramite il coordinamento del Centro Media. E così la pubblicità sociale in tal modo organizzata compare al pubblico su quotidiani, periodici, emittenti televisive e radio, affissioni e mezzi di trasporto.
Tra le campagne vengono ricordate:
· 1971-1972 campagna a favore della donazione del sangue. La pubblicità presenta tre medici e un’ambulanza dell’AVIS con su scritto: “Non hai più scuse per non entrare qui”. Il problema della donazione del sangue era alquanto drammatico. Ogni anno erano disponibili solo i due terzi dei flaconi di plasma che erano necessari. E come se non bastasse, vi erano poi i disonesti che non si facevano scrupoli nel sottrarre i flaconi di sangue all’ospedale per poi rivenderli clandestinamente alla borsa nera. La campagna rappresentava un pugno allo stomaco capace di risvegliare la sensibilità degli utenti tant’è che la disponibilità del plasma aumentò in maniera sorprendente e l’AVIS stessa, contenta del successo riscosso, nel corso degli anni, ogni tanto ha ripreso ad usare i manifesti e i cartelli di Pubblicità Progresso.
· 1972-1973 campagna a difesa del verde con slogan: “Se trattate i boschi come pattumiere, tra qualche estate i vostri pic-nic li farete in pattumiera”. La pubblicità presentava, inoltre, una famiglia intenta in un pic-nic in mezzo ad una discarica.
· 1978 campagna con l’obiettivo di tutelare il nostro patrimonio artistico e culturale opponendosi in tal modo all’indifferenza pubblica e privata. Quest’ultima insieme ad altre cause porteranno, nel giro di pochi anni, alla distruzione di milioni di opere, di centinaia di migliaia di statue, quadri, monumenti, ville, palazzi, chiese, reperti archeologici, castelli. Tuttavia, il messaggio della campagna venne esclusivamente diffuso via radio e tramite la televisione pubblica con la partecipazione di alcune radio e televisioni private.
· 1990-1991 è stata una campagna che ha particolarmente scosso l’interesse di tutti coloro che sfogliando i quotidiani passivamente, sono stati indifferenti alla variegata e triste realtà sociale. Infatti la pubblicità sociale del biennio 90-91 riguarda appunto il problema del razzismo ed ha come manifesto “No al razzismo. Si alla tolleranza. Uomini di colore in una società occidentale bianca”. L’immagine che esce nella primavera degli anni ’90 fa alquanto discutere: un uomo nero crocifisso accompagnato da parole dure che definiscono il razzista come un essere inferiore. La crudezza di tale campagna scuote particolarmente l’opinione pubblica. Nell’estate degli anni ’90 il problema viene riproposto. Questa volta il contesto della pubblicità sono le vignette di Chiappori e Altan che riportano discorsi di ordinaria quotidianità diventando quadri di spietato razzismo. Il testo ricorda che una uguale capacità di pensiero è ciò che accomuna tutti gli uomini, senza fare distinzione di razza e di colore. Il problema viene ancora una volta riproposto all’inizio del ’91; questa volta con parole dolci e di speranza e con la rappresentazione di bambini che simboleggiano il futuro a cui guardare per imparare.
· 1991-1992 campagna a favore del volontariato con slogan: “Per essere utili agli altri non serve volare. Basta volere” e “Volontariato. Lo straordinario di ogni giorno.” La pubblicità rappresenta il disegno di Superman che vola.
· 1991-1992 seconda campagna contro il razzismo con slogan: “Saranno amici per la pelle”. La foto è stata scattata a due adolescenti in bicicletta: il ragazzo di colore guida, quello bianco sta dietro. Scritte minori che parlano della multirazzialità spontanea tra i bambini accompagnano la pubblicità sociale.
· 1992-1993 campagna a difesa dei non vedenti con slogan: “Il guaio dei non vedenti è vivere in un mondo di ciechi.” La foto è una macchina parcheggiata sul marciapiede.
· 1996-1997 campagna: un gesto di civiltà. Slogan: “Un gesto di civiltà, contagio vitale.” L’obiettivo della campagna era quello di educare i cittadini a comportamenti civili (migliorare i rapporti umani, l’ambiente, la qualità della vita. Ad esempio: mettere le cinture di sicurezza, abbassare il volume della tv, cedere in tram il posto a un anziano ecc.
· 2003-04-05 Slogan: “E allora?”. La campagna nasce per sollecitare l’interesse delle persone verso tutto ciò che diverso, anche se in senso apparentemente negativo. Ad esempio: scoprire la sensibilità dei disabili e le loro inaspettate capacità. È stata la campagna sociale più articolata e complessa mai realizzata. Per raggiungere un pubblico più ampio e far riflettere meglio sulla tematica, è stato innovato il modo di comunicare, infatti, è stato chiesto a Lucio Dalla di scrivere una canzone adeguata al contesto. I mass media utilizzati sono radio, stampa ma non solo. La campagna si spinge oltre i mezzi classici in quanto è stata data la possibilità agli allievi del corso di narrativa di scrivere ciascuno un racconto su un tipo diverso di disabilità, ambientato in un diverso paese del mondo, ma intorno ad un unico tema: il giorno del proprio compleanno, un modo originale per riflettere sul senso della vita.
· 2006 campagna movimento contro una rilevante riduzione del consumo energetico nella società odierna a causa dei moderni mezzi e delle tecnologie che facilitano sia il lavoro sia il tempo libero. Con la pubblicità sociale del 2006 si è voluto “propagandare” uno stile di vita moderno ed attivo e una corretta alimentazione contro il target sul crescente problema dell’obesità o del soprappeso. Si è evitato ogni tipo di tono colpevolizzante o didattico che difficilmente susciterebbe l’interesse degli utenti. Quindi si è preferito affidarsi all’ironia riprendendo il famoso detto “Una mela al giorno leva il medico di torno” e riadattandolo alla campagna “Un po’ di moto al giorno leva il medico di torno”.

Un altro tratto essenziale sul quale è doveroso porre la propria attenzione riguarda ciò che regola l’ambito della pubblicità sociale ovvero il Codice dell’autodisciplina pubblicitaria italiana, emanato dall’istituto dell’autodisciplina Pubblicitaria, la cui 41º edizione è entrata in vigore a partire dal 27 Novembre 2006. Oltre a tutto ciò già detto, si deve aggiungere che il Codice mette in scritto che i promotori di detti messaggi possono esprimere liberamente le proprie opinioni sul tema trattato, ma deve risultare chiaramente che trattasi di opinioni dei medesimi promotori e non di fatti accertati.
Per contro i messaggi non devono:
· sfruttare indebitamente la miseria umana nuocendo alla dignità della persona, né ricorrere a richiami scioccanti tali da ingenerare ingiustificatamente allarmismi, sentimenti di paura o di grave turbamento;
· colpevolizzare o addossare responsabilità a coloro che non intendano aderire all’appello;
· presentare in modo esagerato il grado o la natura del problema sociale per il quale l’appello viene rivolto;
· sovrastimare lo specifico o potenziale valore del contributo all’iniziativa;
· sollecitare i minori ad offerte di denaro.
Le presenti disposizioni si applicano anche alla pubblicità commerciale che contenga riferimenti a cause sociali.

PROBLEMI E CARATTERISTICHE DELLA CAMPAGNA SOCIALE.
Limiti:
· Storia istituzionale, credibilità, autorevolezza;
· Strutture e professionalità;
· Scelta dei linguaggi.
Meriti:
· L’esistenza di un’evoluzione normativa e rapporto con il cittadino;
· Il comunicatore pubblico;
· L’aumento delle risorse ed un’evoluzione del linguaggio.
Linguaggi utilizzati:
· Doverismo aggressivo;
· Doverismo vittimistico;
· Colpire al cuore;
· Sorridere pensando;
· I buoni sentimenti;
· L’appello alla ragione.
Emanuela Bartolone
 
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Thursday, March 01, 2007
Caduta "senza stile" sulla politica estera

158 voti non sono stati sufficienti per rendere passabile la mozione del ministro D’Alema. Capri espiatori Rossi, Turigliatto, Andreotti e Pininfarina verso i quali vengono rivolte parole di disprezzo e i quali vengono giudicati irresponsabili e colpevoli di avvantaggiare la destra nella guida del Paese.
Di conseguenza l’umiliazione della maggioranza a Palazzo Madama ha convinto il capo del governo, battuto sulla politica estera, ad aprire la crisi di governo con possibilità di dimissioni.
Le questioni che hanno causato la caduta dell’esecutivo sono la presenza delle truppe italiane in Afghanistan e le relazioni con gli Stati Uniti.
Sospiro di sollievo per tutti coloro che si sono visti svantaggiati dall’ultimo governo Prodi e che, consultando le statistiche, sembrano essere anche troppi. In questi 281 giorni di Governo, il centrosinistra ha mortificato tutti tagliando soldi agli enti locali, aumentando tasse, insomma ha fatto tutto fuorché il bene dei cittadini italiani. Ovviamente non gli sono mancate altrettante polemiche e critiche.
Nonostante il fallimento a Palazzo Madama non mancano già possibili previsioni su una ripresa delle redini del governo da parte di Prodi. Se ciò si dovesse rivelare esatto, il governo Prodi dovrà rivedere alcune scelte partendo dalla consapevolezza che le esigenze dei cittadini italiani vengono sopra ogni cosa.
Che il fallimento sulla politica estera gli impartisca la lezione. Per il resto si speri bene per il futuro.



Emanuela Bartolone

 
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Saturday, December 16, 2006
STRAGE IN MEDIORIENTE, Più DI 20 MORTI A BEIT HANUN

GAZA 8 NOV. Immediata la reazione dei palestinesi in risposta alla strage di Gaza che ha portato alla morte di molti di loro. Dalle fonti palestinesi sono arrivate le prime notizie che hanno reso noto diverse esplosioni che hanno provocato la morte di uomini, donne e bambini e il ferimento di altrettante persone. Repentina la risposta dalle fonti israeliane, che, rammaricate per le vittime, hanno dichiarato cha i carri armati hanno aperto il fuoco contro un’area aperta e disabitata per impedire il lancio di razzi Qassam contro il territorio israeliano. I responsabili militari israeliani stanno verificando se il bombardamento di case civili palestinesi a Beit Hanun sia dovuto a un difetto nel fuoco dell’artiglieria.
Intanto il ministro della difesa israeliano Perez ha ordinato la sospensione immediata del fuoco di artiglieria verso Gaza chiedendo spiegazioni urgenti alle forze armale israeliane.
Emanuela Bartolone
 
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MIDTERM: L’AMERICA CAMBIA FACCIA

NEW YORK 8 NOV. “Oggi è un grande giorno per l’America e per i democratici”, ha esordito Hillary Clinton davanti ai suoi sostenitori all’Hotel Sheraton di Manhattan, a New York. “Vi ringrazio, in quanto siete stati sostenitori e fautori del cambiamento e per la fiducia arrecatami. Insieme riusciremo a dare all’America un altro assetto.” Trionfa, finalmente, l’ex first lady americana per aver riottenuto il suo seggio al Senato per lo Stato di New York con il 68% dei voti contro il 31% ottenuti dallo sconosciuto avversario John Spencer, ex amministratore locale e fervido sostenitore della guerra in Iraq. Accompagnata dalla preziosa famiglia, il fedele marito Bill e l’amata figlia Chelsea, Hillary rappresenta l’immagine della felicità e regala un altro grazie a tutti coloro che continuano ad appoggiarla e ad avere fiducia in lei, a tutti coloro che hanno puntato sui democratici scagliandosi contro Bush e la sua disastrosa guerra irachena. Contro i repubblicani propostosi come i più adatti a garantire la sicurezza nazionale: “Solo promesse” rincara la Clinton. A tal proposito, arrivano contestazioni da parte del portavoce di Gorge W. Bush che persuade di non votare democratico in quanto rappresenterebbe cedere la vittoria ai terroristi ed abbandonare l’Iraq. Incalza l’ex first lady “Non ci spingeremo verso uno sforzo continuo contro il terrorismo, ma anche per una nuova via verso l’Iraq che unisca tutti gli orientamenti politici”.
Dall’altra parte di New York, il rivale John Spencer non si pente di aver cercato fino alla fine di spodestare Hillary dal seggio senatoriale, resta orgoglioso della gara affrontata e rifarebbe tutto allo stesso modo. Non censura, però, le parole negative contro l’ex presidente americano e la moglie “re-senatrice” etichettandola come “una socialista, pro-immigrati clandestini, anti-armi e anti-Patriot Act, sostenitrice di un ordine mondiale decretato da un’Onu inefficace e corrotta”. Ignara di tutto la Clinton continua a brindare alla vittoria facile ed altrettanto costosa che ha richiesto la bellezza di 29,5 milioni di dollari, più di quanto ogni altro candidato si sia sognato di spendere per la propria propaganda elettorale. Tanti dollari per un seggio già suo di partenza?
Hillary aspira ad altro.
Il suo successivo passo è rivolto alla corsa alla nomination democratica per le elezioni alla Casa Bianca del 2008.
Emanuela Bartolone
 
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Tangentopoli, calciopoli… Vallettopoli capitolo 2

Si apre un nuovo capitolo su Vallettopoli e questa volta riflettori, indagini, intercettazioni fanno luce su un giro che parte dalle estorsioni a vip per foto “bollenti” e finisce a un giro di prostituzione per la corsa alla “fama”. Sul registro degli indagati Lele Mora, noto come figura centrale dello star system e della bella vita sulla Costa Smeralda, e il fotografo Fabrizio Corona, marito della modella Nina Moric e titolare di un’agenzia di paparazzi. Secondo l’inchiesta condotta dal PM potentino John Henry Woodcock, sembrerebbe che l’agente di star e giornalisti abbia fornito sotto banco al fotografo Corona, informazioni su spostamenti o incontri dei suoi “protetti” per poi contattare gli stessi vip fotografati che venivano così ricattati affinché le loro foto non venissero pubblicate.
“Denaro e favori in cambio di foto bollenti” spiegano al pm potentino nomi e volti famosi lesi: Simona Ventura, Michelle Hunziker, Emilio Fede, Aida Yespica.
Da ricordare che il nome di Lele Mora era già comparso nell’ordinanza dello scorso giugno che ha portato all’arresto del principe Vittorio Emanuele di Savoia. Il Richelieu dello show business che vanta, infatti, l’amicizia di Vittorio Emanuele ricorre varie volte nelle intercettazioni che avevano incastrato il Principe.
In tale vicenda, il manager delle star, tra 12 video, si difende: “Io faccio l’agente. Prendo delle ragazze e, se hanno stoffa, le faccio diventare delle star. O curo gli interessi di chi star lo è già. Ho comprato molte foto per non farle uscire, alcune anche da Corona.”
Tale avvenimento oltre a far impazzire mass media e ad aprire un nuovo portale sul mondo di agenti, star e starlette, alimenta ancor più quel giro di notizie. News che occupano una posizione intermedia tra sostanza e gossip. News che spadroneggiano la desinenza “poli” in quanto è di moda e piace.
E ancora…la presa di coscienza della strumentalizzazione della donna, che ci riporta indietro nel tempo, rendendoci utenti di una realtà trash dove esistono donne pronte ancora una volta a farsi oggetto…ma questa è un’altra storia…

Emanuela Bartolone
 
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Friday, December 01, 2006
"E che sarà mai?"

«La noia è un mostro che divora tutto, sempre più velocemente. Ed è alimentata dalla incessante smania di cancellarla. La curiosità è solo un modo meno letterario di chiamare la noia». È un Maurizio Costanzo malinconico ed annoiato, ma al tempo stesso curioso, lo scrittore di "E che sarà mai?". Con l’intento di scavare nel passato, là dove la memoria non arriva, l’autore fa riemergere storie, atmosfere, personaggi, di un mondo più affascinante di quello che si è trovato a rappresentare. L’uomo che ha plasmato i talk show in Italia, col celebre "Bontà loro", si ripropone ancora oggi, dopo tre decenni nel campo della comunicazione di massa, come il più famoso anchorman italiano: la sua carriera, infatti, lo vede scrittore, giornalista, conduttore, sceneggiatore, autore per la radio, per la televisione, per il teatro e per la musica leggera. Un uomo che, nonostante i trent’anni di televisione, non conosciamo profondamente. A due anni dall’uscita del fortunatissimo «Chi mi credo di essere», Maurizio Costanzo si mette di nuovo a nudo, sbottonando il fedele gilet e dando ampio spazio a pensieri e segreti custoditi finora nel taschino. Descrive a ruota libera e senza formalizzare il linguaggio, l’Italia della televisione, della cronaca e della politica. L’Italia delle intercettazioni, l’Italia di Berlusconi e di Prodi, della sinistra e della destra, di Ciampi che consegna lo scettro a Napolitano. L’Italia dei reality show, delle veline, dello scandalo Moggi e l’Italia campione del mondo. Tutto accostato alla sua vita privata, alle sue relazioni, ai suoi 11 anni a fianco della conduttrice Maria De Filippi , al rapporto "Odi EtAmo" con i figli ed infine a chi è dedicato il libro, al nipotino Brando. Il primo ed unico nipotino che oltretutto, così piccolo ha già tastato il palco del Parioli e ne ha fatto una dépendance personale.
Rompendo i tabù della sua vita privata, tratta anche alcuni argomenti ignoti a molti ammiratori,
racconta l’operazione al cuore e le passeggiate in vestaglia nei corridoi dell’ospedale con un altro ricoverato eccellente, Pippo Baudo e l’attentato organizzato dalla mafia a suo carico e poi sventato.
Si sofferma sul tema dell’amicizia, un ideale considerato importante, ma che non si traduce nel doversi vedere una volta alla settimana, mangiare insieme, telefonarsi 3 volte al giorno. L’amicizia è una persona su cui sai che puoi contare; se non è un miraggio, è forse qualcuno che capita, si ferma, ti guarda e ti sa ascoltare.
Assente nella sua agenda, presente nel suo privato è il tema dell’esistenza di Dio. Un percorso lentissimo, carico di dubbi e grandi fermate che lo porta alla conclusione che energia siamo ed energia restiamo anche dopo la morte, allontanando così l’allegoria dantesca di paradisi, inferni e purgatori.
Maestro della comunicazione, della divulgazione e dell’intrattenimento, Costanzo ha avuto e continua ad avere quella voglia, chiamiamola anche curiosità, di rapportarsi alla vita. D’altra parte, però, riesce a porre un distacco da ciò che non vale la pena essere discusso, riproponendo nella sua vita e nella sue trasmissioni quello che è un suo tipico intercalare nonché il titolo del suo nuovo libro: "E che sarà mai?".
 
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